La ricostruzione del seno dopo un tumore: in Italia è gratis, ma bisogna rivolgersi alle Breast Unit

L’operazione può essere fatta con tecniche e tempi differenti. Per tutto il ciclo di cure è importante affidarsi a centri multidisciplinari

Ogni anno a ottobre si celebra in tutto il mondo il Breast Reconstruction Awarness (BRA) Day, una giornata dedicata alla consapevolezza della ricostruzione mammaria dopo un tumore. Un’opportunità che, lungi dall’essere considerata un obbligo, va però offerta di routine a tutte le pazienti: ogni donna, dopo l’intervento chirurgico d’asportazione di un carcinoma al seno, può fare la scelta che ritiene più opportuna essendo stata correttamente informata dai medici.

L’intervento ricostruttivo, i cui costi sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale (compreso per chi lo desidera, anche l’adeguamento dell’altro seno, quello non operato di cancro), può essere fatto con tecniche e tempi differenti. È un’operazione  «collaudata», minimamente invasiva, poco dolorosa e con un rapido recupero postoperatorio, ma come tutte le operazioni può presentare rischi o complicanze e proprio per questo è fondamentale affidarsi a mani esperte in ospedali qualificati.

 

Farsi curare nelle Breast Unit

Se eliminare il cancro resta l’obiettivo primario, per pazienti e medici, il messaggio del BRA Day 2023 è incentrato sull’importanza di farsi curare nelle Breast Unit, centri di esperienza, dove si confrontano diversi specialisti e la sopravvivenza dei pazienti è migliore . «In Italia terapie del carcinoma mammario e ricostruzione del seno non avvengono con gli stessi criteri, gli stessi strumenti e gli stessi risultati ovunque — dice Stefania de Fazio, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE) —. Affidarsi a un centro multidisciplinare, cioè alle Breast Unit, istituite in Italia nel 2014 in seguito all’intesa Stato-Regioni e in recepimento di una direttiva europea emanata nel 2006, fa la differenza.

 

«Nelle Breast Unit i casi vengono affrontati in modo multidisciplinare. Sin dalla prima visita, oncologo, radioterapista, chirurgo plastico e tutti gli altri specialisti del centro di senologia prendono in carico insieme la paziente. Il risultato finale è migliore da ogni punto di vista, dal tasso di sopravvivenza alla qualità della ricostruzione», aggiunge. Diverse ricerche hanno chiaramente dimostrato che in questi centri la sopravvivenza è migliore: chi vi si rivolge vive di più (e meglio) perché è più alta l’adesione alle linee guida, migliore l’esperienza degli specialisti ed è garantita l’adozione di un approccio multidisciplinare.

Diagnosi di carcinoma mammario per oltre 55mila italiane l’anno

Oltre 55mila italiane ogni anno devono fare i conti con una diagnosi di carcinoma mammario: «È la neoplasia più diffusa a livello globale — spiega de Fazio —, ma fortunatamente la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. Secondo le statistiche, sei pazienti su dieci optano poi per un intervento ricostruttivo che può restituire loro un’integrità estetica e migliorare il benessere psicofisico. Esistono diverse tecniche, si può procedere con tempistiche differenti (in molti casi avviene contestualmente all’asportazione della neoplasia, ma può essere eseguito anche dopo) e solo in rari casi la ricostruzione è controindicata: ciò che conta è valutare ogni singolo caso e proporre alla paziente le opzioni più indicate per lei, perché possa liberamente scegliere».

 

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