Linfedema, sintomi e terapie per il gonfiore di braccia e gambe (prima che peggiori)

Provoca dolore e difficoltà a muoversi liberamente, un senso di pesantezza, indolenzimento, tensione, fastidio. Il linfedema è una malattia cronica, progressiva e debilitante causata dall’accumulo di liquido (linfa) nei tessuti degli arti superiori o inferiori, che per questo appaiono gonfi. In Italia ne soffrono circa 350 mila persone e ogni anno si registrano 40mila nuovi casi. Eppure, i pazienti incontrano grandi difficoltà nell’individuare i professionisti e i centri specializzati a cui rivolgersi.  Non solo: è importante che tutti i malati sappiano che il linfedema è trattabile con buoni risultati, soprattutto se la diagnosi è tempestiva, se si effettuano terapie specifiche e se si adottano alcune semplici norme comportamentali. .

Cos’ è il linfedema

Il linfedema è un accumulo anomalo di liquidi dovuto a un difetto di circolazione a livello dei vasi linfatici che si diramano lungo tutto l’organismo e trasportano la linfa, un liquido incolore ricco di globuli bianchi, importante per le difese immunitarie. Lungo questi vasi si trovano i linfonodi, piccoli organi di forma ovale che costituiscono la prima sede di attivazione della risposta immunitaria contro gli agenti patogeni. Per questo motivo, i linfonodi sono concentrati in sedi strategiche come le ascelle, l’inguine o il collo. Nel momento in cui il liquido permane e non viene correttamente drenato si verifica l’aumento di volume di un arto.
«Il linfedema può essere primario, se causato da anomalie congenite del sistema linfatico, oppure secondario, quando compare in conseguenza di alcune malattie o, più spesso, dalla rimozione chirurgica dei linfonodi, come in alcuni casi di tumore del seno, della cervice, dell’utero, delle ovaie, della prostata, melanomi e sarcomi» spiega Marzia Salgarello, presidente dell’evento Sicpre e professore associato di Chirurgia Plastica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che nel 2016 ha fondato presso il Policlinico Gemelli un centro specializzato nel trattamento chirurgico del linfedema.

Gonfiore dopo l’asportazione dei linfonodi

Nei pazienti oncologici il linfedema può comparire quando i linfonodi sono stati asportati chirurgicamente (linfadenectomia) o sottoposti alla radioterapia. Oppure quando, in presenza di una forma avanzata di tumore, linfonodi e vasi linfatici sono invasi da cellule neoplastiche o sono compressi. Non accade sempre, il rischio aumenta se il numero di linfonodi eliminati è elevato, se nella stessa area viene poi eseguita una radioterapia (come avviene spesso per i tumori mammari e ginecologici), se i pazienti sono obesi o molto in sovrappeso e se si soffre di diabete.

«La diagnosi precoce è molto importante perché consente di evitare la progressione della malattia, preservando la qualità di vita di pazienti che, in molti casi, hanno già dovuto combattere il cancro – sottolinea Stefania de Fazio, presidente Sicpre – . Il Lymphedema Day  nasce proprio per diffondere gli specifici comportamenti in grado di prevenire la malattia, per informare sulle sue prime manifestazioni e fornire informazioni sull’approccio multidisciplinare fondamentale per contrastare il disturbo».

Sintomi e prevenzione

Solitamente il gonfiore si sviluppa dopo un anno (in genere entro i primi quattro) dall’intervento chirurgico, ma può insorgere anche molti anni dopo. La sensazione che vestiti, anelli, orologi, scarpe stringano più del solito, le alterazioni della sensibilità al tatto, formicolii a mani o piedi, modifiche della cute (tesa, arrossata o secca) o il dolore sono in genere le prime manifestazioni del linfedema e spesso precedono il gonfiore evidente. L’importante è non trascurare i «campanelli d’allarme»: «Il linfedema riduce la funzionalità dell’arto interessato (il braccio nel caso di asportazione dei linfonodi ascellari per tumore del seno, la gamba per asportazione dei linfonodi inguinali e pelvici per tumori ginecologici e urologici) rendendo difficile la vita quotidiana e di relazione del paziente. Può causare dolore, infezioni ricorrenti e alterazioni cutanee – ricorda Salgarello, presidente Beautiful After Breast Cancer (BABC) Italia Onlus – . Spesso i pazienti sottovalutano i sintomi e arrivano alla diagnosi di linfedema quando il gonfiore è stabile e persistente, e quindi in uno stadio clinico intermedio o avanzato».

Terapie

La  accorgimenti e attività in grado di favorire lo scarico della linfa verso la radice dell’arto, quali il controllo del peso, la fisioterapia decongestiva, il bendaggio e l’utilizzo di un indumento compressivo su misura, da cambiare periodicamente.

«E poi ovviamente c’è la chirurgia – aggiunge Salgarello – . Sempre sulla base della massima personalizzazione della cura, si possono eseguire anastomosi linfatico-venose, ovvero collegare con tecnica super-microchirurgica i vasi linfatici ostruiti a piccole venule. In questo modo, la linfa si scarica nel sistema venoso e il gonfiore si riduce». L’intervento comporta incisioni di circa due centimetri ed è pertanto poco invasivo per il paziente.

Un’altra possibilità chirurgica è l’auto-trapianto di linfonodi e tessuto linfatico. «In questo caso – conclude l’esperta – l’intervento consiste nel prelevare da altre zone del corpo (quali inguine, collo o ascella) tessuto linfatico o linfonodi che vengono poi trasferiti nell’arto interessato dal linfedema. Con l’utilizzo di microscopio intraoperatorio, i vasi dei linfonodi vengono collegati a piccoli vasi locali, migliorando nel tempo il drenaggio linfatico della parte malata. In tutti i casi, si tratta di chirurgia super-specializzata, che viene eseguita in pochi  centri di esperienza».

Potrebbero
interessarti