Il tumore non vieta le vacanze

Molti pensano che ai pazienti oncologici sia sconsigliato partire, ma non è sempre così: un periodo di pausa, con le giuste precauzioni, può favorire la risposta alle cure

 Un italiano su 19 è vivo dopo una diagnosi di tumore. Alcuni possono già considerarsi guariti, altri hanno scoperto la malattia da poco e stanno seguendo le terapie. In ogni caso, prendersi un breve periodo di ferie può rivelarsi utile sia per recuperare le forze fisiche sia per il benessere mentale. Mentre tutti attorno a loro progettano le vacanze estive, però, moltissime famiglie rinunciano a priori a una «fuga dalla quotidianità» che ritengono sia loro preclusa. Ma, salvo alcune eccezioni, non è così. Certo, per poter pensare di partire, sono necessarie due premesse fondamentali: il malato deve essere in condizioni fisiche che gli consentono di muoversi e i tempi delle ferie devono essere compatibili con le eventuali terapie in corso. E in valigia non deve mancare la documentazione che riporta la storia del malato (con il dettaglio dei trattamenti in esecuzione), tradotto in lingua inglese se si va all’estero, per poter affrontare eventuali urgenze.

Nessun divieto

«È naturalmente indispensabile chiedere il parere dello specialista (oncologo, radioterapista o chirurgo) che ha in cura la persona e che conosce nello specifico la condizione clinica. A lui vanno rivolte domande tecniche e pratiche, per valutare la fattibilità di una qualsiasi vacanza – dice Roberto Bordonaro, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’Ospedale Garibaldi di Catania e segretario nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -. Nei casi più delicati essere accompagnati da un familiare o da un amico (meglio se il caregiver abituale) può fare la differenza. Ed è utile anche farsi dare un numero ospedaliero da poter contattare sempre in caso di emergenze». Non esistono divieti per mare, montagna, laghi o città da visitare. Si può anche andare in crociera o all’estero se le forze lo consentono.

Combattere l’ansia

«I benefici che se ne possono trarre sono molti – spiega Francesco Cognetti, presidente della Fondazione Insieme Contro il Cancro e professore di Oncologia Medica all’Università La Sapienza di Roma -, innanzitutto sul piano psicologico. Godersi un sano riposo e trascorrere del tempo in un ambiente piacevole con amici e familiari non va considerato un lusso irraggiungibile. Diversi studi, ad esempio, hanno evidenziato come un malato psicologicamente forte reagisca meglio ai trattamenti perché è capace di aderire alla cura con coscienza, sistematicità e determinazione. L’atteggiamento individuale può influenzare la qualità di vita della persona malata e di chi le sta vicino». Allontanarsi da casa, insomma, anche solo per gite brevi può contribuire a combattere ansia e demoralizzazione persino nei casi più delicati, recuperando energie da reinvestire per chi deve affrontare la fatica di un nuovo ciclo di terapie. Inoltre, se il fisico lo consente, può rivelarsi molto utile anche fare movimento.

Attività fisica costante

«Non di rado pazienti e familiari si lasciano limitare da eccessive cautele – prosegue Cognetti -, ma è dimostrato che svolgere un’attività fisica costante aiuta a tollerare meglio le cure, fa bene all’umore, contrasta quel senso di stanchezza cronica (la cosiddetta fatigue) di cui soffrono molti malati e contribuisce a limitare il pericolo di ricadute». Servono ovviamente alcune precauzioni, soprattutto per chi non ha ancora concluso le terapie. «Meglio evitare gite itineranti o destinazioni “estreme” che richiedano spostamenti disagevoli e faticosi – conclude Bordonaro -. Meglio scegliere un’unica meta ben definita prima di partire, verificando che ci sia l’occorrente (come un Pronto Soccorso o un ospedale con oncologia) in caso di imprevisti. In genere si può pensare di partire qualche giorno dopo l’ultimo ciclo di cure, se non insorgono effetti collaterali, e le ferie possono prolungarsi, a seconda dei casi, fino al rispetto della scadenza della seduta successiva, che può essere magari dilazionata di qualche giorno».

L’iter delle terapie

Rinviare di poco la chemioterapia (o le visite di controllo) non mette in pericolo l’efficacia dei trattamenti o la vita del paziente. Anche questa è però una scelta che va attentamente valutata (e pianificata in anticipo) con lo specialista. Diverso è il discorso riguardo alla radioterapia: può in molti casi essere prorogato l’inizio del trattamento, ma una volta avviato è meglio non interromperlo. In alcuni casi, programmando per tempo e prendendo contatti con le strutture ospedaliere della località di villeggiatura si può pensare, ad esempio, di effettuare una seduta di chemioterapia (non di radioterapia, però) anche lontano da casa.

Proteggersi dal sole

In generale tutti i pazienti oncologici devono fare attenzione al sole e proteggersi con particolare cautela: cicatrici chirurgiche, effetti collaterali delle radioterapia o farmaci fotosensibilizzanti rendono infatti la pelle un punto vulnerabile, ma è per lo più sufficiente coprirsi, utilizzare adeguate creme ed evitare di esporsi nelle ore più calde, anche per prevenire cali di pressione o colpi di calore. Importante anche curare l’alimentazione preferendo cibi freschi e leggeri con buon apporto di acqua e sali minerali (frutta e verdura, salvo controindicazioni specifiche) e proteine ad alta digeribilità (pesce, formaggi freschi). Ridurre al minimo le bevande alcoliche, bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno ed evitare cibi non affidabili sul piano igienico.

 

 

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