Tumore al seno: con l’attività fisica meno recidive e più qualità di vita

Nei diversi presidi ospedalieri del Gruppo MultiMedica aumentano i corsi gratuiti a disposizione delle donne operate di cancro al seno: yoga, ginnastica e nordic walking

 L’esercizio fisico come una vera medicina, da prescrivere alle donne con cancro al seno in sinergia alle cure tradizionali, perché previene le ricadute e può ridurre la mortalità fino al 40%, contribuendo in generale alla salute di corpo e psiche. È il messaggio che emerge, sempre più forte, dalla ricerca scientifica degli ultimi anni e numerosi studi hanno ormai dimostrato che per un malato di tumore lo sport non solo diminuisce concretamente le probabilità di una ricaduta, ma riduce la fatigue (stanchezza cronica, un effetto collaterale di chemio e radioterapia), la nausea e gli stati di ansia, migliora il tono dell’umore, aumenta l’autostima. Per nei diversi presidi ospedalieri del Gruppo MultiMedica da novembre 2020 aumentano i corsi gratuiti a disposizione delle donne operate di cancro alla mammella e le lezioni di yoga vanno ad aggiungersi a quelle di ginnastica a corpo libero e nordic walking.

Ecco a cosa serve fare movimento

«L’attività fisica è associata a una diminuzione del rischio di insorgenza di alcuni fra i più diffusi tumori femminili: quelli dell’endometrio e del seno, soprattutto nelle donne in menopausa — spiega Bettina Ballardini, direttore del Dipartimento di Senologia chirurgica del Gruppo MultiMedica —. I vantaggi di uno stile di vita protettivo non sono, però, solo a favore di chi non si è mai ammalato. È scientificamente dimostrato che l’esercizio fisico regolare è importante anche per chi ha già avuto una diagnosi di cancro e determina una riduzione del rischio di recidiva, soprattutto nei tumori ormono-sensibili: va quindi considerato una terapia complementare alle cure tradizionali e, al pari di una medicina, dovrebbe essere prescritto dal medico, spiegando alle donne che i benefici sono reali e molteplici. Più movimento e con costanza: non c’è limite di età, è sempre consigliato, in particolare durante la terapia ormonale, per attenuarne effetti collaterali quali osteoporosi e dolori articolari. Una Breast Unit — continua Ballardini — deve considerare l’aspetto clinico ma anche il benessere globale della donna operata di tumore al seno: mi auguro che sempre più pazienti possano avere l’opportunità di aggiungere salute e qualità di vita al loro percorso di guarigione». Dopo i corsi di nordic walking, attivi già dal 2017 in collaborazione con l’associazione CAOS e, dal 2019, le lezioni di ginnastica a corpo libero abbinate a sedute psicoterapiche in partnership con l’associazione ProGYM, negli specifici protocolli di allenamento dedicati alle pazienti della Breast Unit in MultiMedica si aggiungono le sessioni di yoga (nel pieno rispetto delle disposizioni anti-Covid).

Migliorare il tono dell’umore e il benessere generale

Sempre più evidenze scientifiche sostengono il ruolo dell’attività fisica non solo per prevenire diversi tipi di carcinoma, come quello al seno, ma anche per aumentare la sopravvivenza nelle donne già colpite dalla malattia, migliorare il tono dell’umore e il benessere generale, aiutando a ritrovare forza ed energia. Un’approfondita revisione della letteratura sull’argomento, condotta dal Sunnybrook Health Sciences Centre canadese, ha evidenziato che, tra i vari fattori relativi allo stile di vita (peso, alimentazione, sport, alcol e fumo), l’esercizio fisico è quello con il maggior impatto sulla prevenzione delle recidive del tumore alla mammella. In particolare, se praticato regolarmente, ridurrebbe la mortalità di circa il 40%, contrastando gli effetti indesiderati delle terapie. Ciononostante, in Italia sono ancora pochi gli oncologi che lo prescrivono, le pazienti che raggiungono i 150 minuti raccomandati a settimana e i centri di cura che offrono percorsi ad hoc. «Nel sesso femminile, la neoplasia al seno è il tumore più comune e la quinta causa di morte per cancro. I trattamenti chirurgici, chemioterapici, radioterapici e adiuvanti sono sempre più precisi ma comportano ancora molti effetti collaterali — ricorda Bellardini —. Diventa così fondamentale che un’Unità di Senologia possa offrire alle pazienti trattamenti multidisciplinari integrati, in grado di alleviare limitazioni fisiche, spossatezza e alterazioni psicologiche spesso presenti durante le cure».

Curare l’impatto psicologico della malattia

«Dopo un intervento di mastectomia, la donna ha bisogno di ristabilire la relazione con la propria fisicità, per riacquisire autostima e una nuova immagine di sé — chiarisce Maura Levi, psicoterapeuta presso le Unità di Chirurgia Generale e Oncologia del Gruppo MultiMedica —. Il progetto ProGYM parte da un approccio olistico alla paziente, con l’intento di farsi carico non solo del suo corpo ma anche della sua psiche. Quando si ha una patologia cronica come un tumore, il rischio più grande è identificarsi con la malattia stessa: questa invece è solo una parte di noi, un compagno di viaggio fastidioso che non può e non deve invadere la nostra vita. Per raggiungere questa consapevolezza è essenziale lavorare sulla propria emotività e sul proprio corpo. L’obiettivo del percorso è abituare le pazienti a prendersi cura di sé, a mettersi “al centro”, apprendendo pratiche di benessere da trasferire poi nel quotidiano. Le ricadute finora sono state così positive — conclude Levi —, che alcune partecipanti non hanno più avuto necessità di assumere ansiolitici, antidepressivi o analgesici». Nasce così la decisione di avviare a breve uno studio osservazionale dedicato: un progetto di ricerca che valuterà quanto 3 mesi di attività fisica e psicoterapia migliorino la qualità di vita e il dolore legato alle terapie ormonali nelle pazienti sottoposte a intervento chirurgico per cancro alla mammella.

 

Potrebbero
interessarti